BREVE NARRATIONE Del soggetto de gli Intermedij del Sig. Camillo Schiafenati, rappresentati nell'Ar menia Pastorale del Sig. Gio. Battista Visconte, l'uno, e l'altro Dottore dell'Illustre Collegio di Milano. Recitata alla presenza della Sereniss. Infante Donna Isabella, & del Sereniss. Arciduca Alberto d'Austria, e dell'Illustriss. e Reverendiss. Monsig. Cardinale Diattristano Legato di Sua Santità, e della Nobiltà di Milano. NEL principio, tosto, ch'al calar delle cortine fu scoperta la scena, veddesi la discordia Amorosa, che discendendo dalle nubi, recito'l Prologo della Pastorale, & questa e inventione dell'auttore d'essa. Doppo'l primo atto, fù rappresentata la favola d'Orfeo, quando sen'andò all'Inferno per ricuperare la morta Moglie Euridice, e prima d'ogn'altra cosa, si vedde Orfeo comparire in Scena, il quale dolcemente cantando & sonando traheva à seguitarlo fiere, alberi, sassi, & uccelli, onde col canto suo, che si lamentava della perduta moglie, s'udì à suoi lamenti una dilettevole rispondenza d'Eccho, alla quale rivolgendosi parlava, & con un assai longo dialogo fù da lei consolato, & insieme assieurato, che andando all'Inferno, haveria potuto con la forza del suo canto, & suono impetrare da Plutone la gratia di rihaver la desiata moglie; & cosi indrizzando i passi verso l'Inferno al canto, & suono suo s'aprì la porta, Orfeo all'hora cessando dal canto, si misse à contemplar l'Inferno, dove si vedeva Plutone & Prosperina sua Moglie sedenti in trono di maestà con i lor Giudici, con le tre furie, con molti spiriti infernali, con molte anime dannate, e con le qualità etiamdio delle loro pene, & in particolare Tantolo condennato à cibarsi di pomi, & acqua, i quai, poi dalla bocca di lui quanto più egli à loro s'accostava, si dipartivano Iscone al girar della ruota, Sisifo al rottolar del sasso sopra'l monte, & altri, come più poteano capir nel luogo; si vedevano parimente i campi Elisij pieni d'anime, che se ne stavano senza pena, anzi frà i piaceri, e contenti, frà le quali era Euridice moglie d'Orfeo. Vedevasi altre si Caronte varcar con la sua barca Euridice, vedevasi anche alla porta dell'Inferno Cerbe ro, & in somma tutte quelle cose rappresentate, che si leggano nella descrittione dell'Inferno fatta da Virgilio, da Ovidio, & da altri Poeti. ECCHO, Che risponde a' lamenti d'Orfeo. O Breve troppo ahimè conforto, e gioia Diletta moglie, hor eterno cordoglio Doglio Frà questi boschi à crude fiere albergo Chi sei pietoso, che condogli meco, Echo Acciò pensando non mi guidi à morte, Chi porgerà rimedio al dolor mio? Io Hor donque tù consiglio e aiuto dammi Ninfa gentil, & ciò che vuoi richiedi. Chiedi Fiero serpe mia donna, e vita ha spenta Fia morta sempre ò fia che si ravviva? Viva Sarà, ch'alcun'Dio pieghi à miei lamenti O pur ch'ogni fatica indarno impieghi? Pieghi Che pietà trovi ne i Tartarei Numi Credi ò più tosto ne i celesti Divi? Ivi Questi in vano pregai, dovr à l'Inferno Implacabile far l'alma contenta? Tenta Tentar non noce mai, mà gratia tale Poss io sperar di riportar da poi? Poi L'inessorabil Pluto à preghi sordo Fa che mi dice il cor, questo dispera. Spera Se tanto spero, & animoso ardisco Giovaran preghi, e doni, ò pur incanto? Canto Et ch'altro oprar potrà, ch'ogn'un non dica Forsenato costui, come delira? Lira Tanto dalla mia lira, & dal mio canto Sperar mi lice, & di tornar felice? Lice Poiche cosi m'accerti, i me ne vado Sperando al suon de lagrimosi accenti, Già che'l Ciel non piegai, mover l'Inferno. Orfeo doppò d'haver per buona pezza mirato tali cose, tornò di novo à ripigliare'l Canto, della cui soavità, frà quel penace luoco grandissimo refrigerio sen tivano l'anime dannate, e tratto etiamdio da quella melodia l'istesso Plutone insieme con gl'altri ministri, con grandissimo silentio intenti stavano ad ascoltare Orfeo, il quale supplichevolmente domandava gratia di rihaver la moglie, & alquale un Musico in bassi modi rispose con un breve Dialogo che conceduta gl'era la richiesta moglie con patto tale, che non rivolga gli occhi adietro prima, che esso, & la moglie non siano del tutto usciti fuora dell'Inferno, & se ben non pare che il decoro, & versimilitudine della favola admetta musica in Plutone, fù ciò introdotto per maggior sodisfattione de gli aspettatori, & ascoltanti, & per gusto di chi poteva commandare. Tosto che la gratia fù da Plutone conceduta comparue Caronte à passare Euridice con la sua barchetta, & perche contra'l patto Orfeo riguardò indietro, venne di traverso'l Fato in habito di diavolo, che la riportò donde s'era partita, & chiusesi l'Inferno, e tornaronsi à sentire le pene, e gli stridi de dannati, e s'ac cesero di nuovo le fiamme. Tornò Orfeo à piangere con miserabil canto, & suono la sciocchezza sua, & la irreparabile perdita della moglie, dolentemente partendosi; & alla fine dell'intermedio udisi poi una musica di voci, & instrumenti, che divise l'intermedio dell'Atto secondo della pastorale, il che seguentemente su osservato in ogni intermedio, da quali tutti si possono trar molti sensi allegorici confa cevoli molto all'occasione, che si rappresentava della Serenissima Infante, e del Serenissimo Arciduca. Nel secondo Intermedio, poi che nel primo s'è rapresentata la favola dell'Inferno, si passava à una favola, la quale rappresentava e terra, e mare, e parte della favola di Giasone, quando con gli Argonauti suoi se ne andò nel Regno de' Colchi à far l'acquisto del vello d'oro. In questa prima parte furono rappresentate le tre sirene, le quali fra i loro scogli se ne stavano sollazzando con pescare, e tesser ghirlande, & cantare diversi Madrigali; trattenuti con questo gli occhi, & gl'orecchi de gli aspertatori per honesto spacio di tempo, cominciò à scoprirsi la nave delli Argonauti da una di loro, laquale con molta allegrezza suavemente cantando ne dava aviso alle sorelle, le quali tutte andarono, poscia ad incontrarla con suoni, e canti à quella accostandosi, la quale si fermò in prospettiva à tutti gli spettatori cantando insieme canzonette, inuitando gli Argnonauti à i piaceri, & à godere le delitie delle loro stanze con fine di far li precipitare nell scogli, all'hora gl'Argonauti dalla lor suavissima melodia allettati fecero segno di vo ler seguire; Ma Orfeo, ch'era in prora, si levò in piedi, & con la mano fece lor segno, che si fermassero, & fermati cantò egli un Madrigale, essortando à proseguire il viaggio e l'honorata, benche faricosa, & perigliosa impresa, col quale mostrava, ch'al pari della sua, pocho vale la lor melodia. la onde dal canto di lui vinte, & confuse le Sirene si partirno, & la nave seguitò'l suo viaggio, & arrivò al litto del Mare, vicino alla Città Regia del Rè de' Colchi. In tanto si fingeva, ch'il detto Rè con la sua guardia à quella banda se ne fusse uscito à diporto per ricrear l'animo pieno di mille noiosi pensieri, & mentre andava discorrendo con i satrapi suoi, ecco che vede in mare una nave, che s'incammina alle spiagge del suo mare, & perche quella fu la prima nave, che solcasse'l mare, maravigliatosi di tal vista, diede ordine al Capitano della guardia, che verso lei s'inuij, & intenda, che cosa sia, che porti, dove vadi, & onde venga, ilche tutto esseguendo'l Capitano, venne poscia à fare al suo Signore compita relatione, chiedendo licenza ancora in nome de i Cavalieri della nave di poter sbarcare, bramando di fare al Rè la devuta riverenza e spiegarli à parte à parte la cagione della lor venuta, e cosi conceduta dal Rè la dimandata licenza, essi uscirono dalla nave, & si sonarono le trombe. Sbarcati tutti s'inviarono al Rè, al quale Giasone narrò brevemente'l suo desio, & ricevuto dal Rè risposta, accetta l'inuito di gir à riposar al Real Palagio, nel quale entrando finisce l'intermedio seguendo Musici di voci, & varij instromenti, doppo la qual seguiva continouando l'atto terzo della pastorale. Nel terzo intermedio si seguitò la favola di Giasone, & perche il rappresentarla tutta saria stato cosa troppo longa, si finse che già fossero seguiti nel Palggio gl innamoramenti di Medea figliuola del Rè, & i ragionamenti tra lei, & Giasone. E però seguendo questa favola comparue poscia il Rè de Colchi con la figliuola, quali fatto tra loro breve ragionamento, andarono à porsi sopra una loggia stata accommodata à posta, accioche si vedesse la pugna di Giasone. Et accommodati che furono, diedero le trombe il segno della battaglia, e subito venne fuora del palazzo Reale Giasone con gli Argonauti suoi, e nell'uscire disse certi pochi versi dimostrando l ardir suo, & la speranza della vittoria, & incamminandosi al giardino dov'era posto il vello d'oro, scoprì i tori, che contra lui se ne venivano ferocissimi, gettando fiamme dalle nari, contra i quali si presentò con diverse parole, & atti di cuore intrepido, e finalmente gettando loro adosso l'incantata herba, gli rese humili, & piaceuoli, & se gli accostò, & fece loro carezze, facendosi dar il giogho, & poi l'aratro dal suo paggio, arando la terra, seminando i denti nascevano li huomini armati, contro, i quali parimente diceva parole, & faceva atti di molta intrepidezza, al fine gettando in mezo dell'herba incantata, essi con bellissimo abbatimento venivano ad ammazzarsi tra loro, & à ciascuna impresa, & attione, & alle seguenti diceva Giasone parole di molto cuore, & d'animo veramente magnanimo. Morti questi huomini armati, s'avicinò Giasone alla porta del Giardino, dove con battè col serpente, & con l'herba incantata gettatagli adosso lo fece dormire, & cosi entrò à pigliar il velo d'oro pendente dal ramo de l'arboro d'oro, poi se n'uscì trionfante, sostenendo col braccio alto il detto velo d'oro, & versi dicendo d'allegrezza, & di trionfo, i quali durarono insino, che seguito da gli Argonauti suoi ritornò nel Palazzo Reale, ove sonarono trombe, & instromenti musicali de vittoria, e di trionfo: & quivi finì l'intermedio, poiche essendo il tempo breve e l'attioni molte, non fu possibile di rappresentare ciò che seguì poi, mentre con esso seco condusse Medea figliuola del Rè. Nel quarto intermedio restava, doppò l'inferno la terra e'l mare, à rappresentare l'aere, e'l cielo; & però si rappresentò la favola della contesa di Pallade, & di Nettunno, quando amendue à gara cercavano di dar nome alla nuova città chia mata poi da Pallade Athene, & di haverne di lei il governo. Hora in questo intermedio si vidde comparire da un canto Nettunno per mare in atto di Maestà sopra una gran concha marina, tirata da cavalli marini, accompagnata da Tritoni, & Dei marini, tutti sonando con diversi instromenti musicali, & si condusse al luogo destinato gli per ordine del celeste consiglio, dove aspettava aviso di quanto haveva à fare per meritare la vittoria della detta contesa. Dall'altro canto comparue Pallade per terra sopra un carro tirato da due serpenti, & ornato con le figure del gallo, & di civetta augelli di detta Dea, & fu accompagnata da tre donne, che figuravano l'arti del filare, del tessere, & del ricama re, da lei inventate, & parimente seguita dalla dea Bellona, & dalla Vittoria, & dalla dottrina, & queste tutte erano cantatrici, se bene nell'arrivo loro non cantavano, gionta al destinato luogo disse essa certi versetti alle compagne con avvisarle, che quello era'l luogo destinato al sudetto effetto, & l'istesso fece Nettunno rivolto a' suoi compagni. In quel ponto aprissi'l cielo, donde discese Mercurio, qual era un musico eccellente, & Come messaggiero delli dei fece saper, che la vittoria haverebbe chi di lor facesse nascere cose più utili al mondo nel cielo, si vedeva Giove in trono di Maestà con tutti gli dei celesti, che erano aspettatori, & giudici di questa prova. Pallade prima dette certe poche parole, percosse la terra con l'asta, & fece nascere un bellissimo olivo, Netunno parimente percotendo col tridente fece nascere un ferocissimo cavallo. Fra poco tornò Mercurio, & pronunciò la sentenza di Giove, & del celeste consiglio à favore di Pallade, Netunno dette alcune parole di disdegno, & di disprez zo di detta sentenza, & di Pallade se ne partì confuso; Pallade passeggiava il Campo seguita dalle compagne sue, le quali andavano cantando versi di giubilo, & di vittoria, & nel uscire del campo chiudevasi'l cielo, & finisce l'intermedio. Nel fine della rappresentatione della pastorale si vidde una grandissima nugola, nella quale discendeva la felicità con molti musici apportatrice essendo di molte gratie alla Serenissima Infante, & al Serenissimo Arciduca, andava spiegandole con un gratiosissimo madrigale, & di nuovo più che prima bello vedevasi il cielo aperto, dov'era concerto di musici eccellenti in persona delli dei d'esso, quali fecero dilettevole rispondenza à i musici discesi nella n ugola, & finito'l canto della felicità uscirono quattro pastori, & quattro ninfe, da quali si fece un bellissimo brando, nel fine de gl'Intermedij della detta Comedia Ar menia pastorale, il quale brando fu fatto dall'Auttore di quest'opera, in gratia della Serenissima Regina di Spagna Donna Margherita d'Austria, ma poi rappresentato avanti alla Serenissima Infante donna Isabella d'Austria, & al Serenissimo Arciduca Alberto d'Austria, e all'Illustrissimo, & Reverendissimo Monsignor Cardinale Diatristano, legato di sua Santità, & di tutta la nobiltà di Milano, nel theatro del Palazzo Ducale di Milano, & il brando e intavolato qui à basso.