Del Dattile, come si faccia, & donde sia derivato. REGOLA LXIIII. D. SIGNOR Maestro, dichiaratemi, di gratia, & risolvetemi, donde è derivato questo Dattile, & come dee esser fatto, atteso che nell'altra opera sua, non v'era nè Dattilo, nè Spondeo, nè Saffice, nè Destice, nè Corinto; però io desidero di saperlo. M. Sommamente mi piace il desiderio tuo, però non vò restare di farti capace de detti moti, & la ragione donde son derivati; onde in prima comincierò dal Dattile, dicoti che questo nome è Latino, & và fatto à i versi di Virgilio, come à quelli d'Ovidio, il quale ascandirlo hà un piè longo, e due brevi, & cosi nel farlo, convien che il primo Passo lo spingi innanzi in punta di piede à modo d'un Trabucchetto, à tempo d'una battuta di Musica, & i due altri Passi sussequenti gli hai da fare presti, cioè, d'una minima l'uno, che faranno un'altra battuta spianando però i piedi in terra dando lor gratia à far quel primo Passo, & questo è proprio il vero Seguito, & cosi dee esser chiamato, & dee anco esser fatto, & massimamente nel Ballo del Fiore, & del Contrapasso; però, figliuol mio, ti rispondo al quesito che m'hai fatto, donde deriva questo nome, havendoti dato la regola come l'hai da fare, ti dico hora, che questo nome di Dattile, derivatur à digito, che volgarmente parlando è derivato dal secondo dito, cioè quello presso al dito grosso. Et che sia il vero, detto dito hà tre giunture, onde delle tre, una n'ha lunga, & due altre ne sono brevi, cioè, più picciole, & tanto è quell'una di lunghez za; quanto quelle due, si come ampiamente si vede hoggidì, & mi surarle poi; & per questa ragione è derivato questo nome di Dattile dal dito; & questo ti basta, & tiendo ben à memoria, che mai da nessuno tu l'hai inteso, solo che da me, che sono l'inventore, & parimente di mano in mano, ti dichiarerò l'altri quattro, & massime lo Spondeo.